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La nostra famiglia non andava a Messa da circa 7 anni ma il Signore………..

 

Gentilissimo Dott. Arrigo, le inviamo la presente mail per raccontarle la nostra storia e per chiederLe di pregare perchè il nostro pellegrinaggio su questa terra possa vederci camminare insieme il più a lungo possibile ….perchè R. abbia la salute.

Siamo una giovane coppia sposata ormai da 10 anni (il 5 aprile prossimo sarà il nostro decimo anniversario di matrimonio) e abbiamo un bimbo di 6 G..

Spesso ci siamo interrogati su  cosa ci spingesse a raccontare la nostra storia (nelle varie testimonianze che a volte ci capita di dare)  per non cadere in trabocchetti dettati dalla superbia o dal voler esibire al prossimo il nostro entusiasmo nell'incontro con il Signore.

Siamo però sicuri che la voglia e quasi l'esigenza di raccontare la nostra storia è una lode, un canto di gioia, un modo per essere testimoni non perchè meritevoli, ma perchè strumenti del Suo amore.

Il bivio nel quale abbiamo scelto “la strada più stretta” è avvenuto circa

2 anni fa, quando a R. è stato diagnosticato un tumore al seno.

R. era giovane, all’epoca aveva 33 anni, io  S. 38 e nostro figlio G. 4.

Non pensiamo che ci sia un’età nella quale ci si possa aspettare una simile notizia, ma sicuramente non ce la si aspetta quando si è così giovani, con tanti progetti, mentre si sta cercando un altro figlio, con le vacanze già prenotate, con tante cose da fare…, tante cose che ci sembravano così importanti!

Ci sentivamo fautori del nostro futuro, onnipotenti, invincibili, padroni della nostra vita e, improvvisamente ci siamo resi conto che non potevamo proprio nulla. Ci siamo resi conto che non eravamo padroni nemmeno del nostro dolore.

Che schiaffo!!

Quando si è di fronte alla prova si può agire in tanti modi, spinti dalla disperazione, dalla rabbia.

La nostra famiglia non andava alla S. Messa da circa 7 anni (ci siamo sposati nel 1997), però, in quel momento così delicato della nostra vita, ci siamo sentiti chiamati dal Signore, da Maria, ed abbiamo provato a rispondere alla chiamata Un giorno io Stefano, casualmente, mi sono sintonizzato su Radio Maria, durante una catechesi di Padre Livio, nella quale si parlava di ciò che accade (e sta ancora accadendo) da 25 anni a Medjugorje.

Spinti dalla necessità di dare spiegazioni logiche al nostro bisogno di credere, abbiamo cominciato a documentarci e, mentre venivamo a conoscenza dei messaggi che la nostra Mamma Celeste ci dona, qualcosa è cambiato.

Piano piano, mentre io R. facevo la chemioterapia, mentre io perdevo capelli e i miei cari perdevano lacrime, Maria operava in noi. Con dolcezza. Con insistenza.

Abbiamo così cominciato, gradatamente, ad andare alla S. Messa, a confessarci, a pregare insieme.

Ricordiamo ancora con tenerezza la prima volta che abbiamo pregato insieme.

Ricordiamo quell’imbarazzo, quella fatica ad aprire il cuore, fatica che è andata via via scomparendo lasciando il posto ad una esigenza d’amore che invece ora ci rende assetati di questa dolce intimità.

Ci siamo trovati a pregare il rosario tutte le sere assieme a nostra figlio che si addormentava inevitabilmente intorno alla seconda decina di Ave Maria, con il sorriso sulle labbra.

Come era facile per  me  R. in quel periodo abbandonarmi a Lui. Non avevo nulla da perdere ed era così facile dire “Signore, fa di  me quello che vuoi, sia fatta la tua Volontà”. Naturalmente per me Stefano e Giacomo era più difficile “Signore , fa di lei quello che vuoi”.

Raffaella ha  scoperto così che soffrendo (fisicamente) in prima persona, era più libera, era più facile offrirsi a Lui, anzi, offriva a Lui la sua sofferenza con gioia e con amore incondizionato.

Quali grandi grazie il Signore ci ha elargito durante la sofferenza!

L’incontro con Maria che ci ha accompagnati verso Gesù, l’incontro con gli amici del gruppo lectio, l’incontro con Don Alberto Camprini  (un monaco Benedettino) che amiamo di amore fraterno e che ci sta insegnando con l’esempio cosa significa spendersi per il prossimo. Ce lo insegna ogni volta che solleva il Santissimo in Chiesa, ce lo insegna quando è continuamente chiamato dai suoi parrocchiani e trova il tempo per ognuno di loro, ce lo insegna con i suoi occhi.

La grazia della consapevolezza e del sapere apprezzare e riconoscere tutti questi doni.

La grazia di averci donato  una fede che va all’unisono, che ci permette di guardarci con gli occhi dell’amore che inevitabilmente passa attraverso il Signore.

Abbiamo festeggiato il capodanno 2005/2006 proprio a Medjugorje, in mezzo a più di 10.000 giovani e 40 Sacerdoti provenienti da tutte le parti del mondo che concelebravano la S. Messa di mezzanotte in un silenzio di rispetto e di amore.

E`  stata un’esperienza forte, generosa, e ci ha lasciato nel cuore la nostalgia di quei momenti di adorazione così intensa.

Calati nella quotidianità  procediamo a piccoli passi, convivendo con le nostre fragilità, con i nostri difetti, nelle difficoltà di tutti i giorni, nel dover lavorare per poter pagare il mutuo sulla casa, nel portare nostro a figlio a scuola, nel tornare a casa la sera esausti a causa dei ritmi frenetici che questa società ci impone.

Poi ci si rinfranca il sabato sera quando si va alla lectio tutti insieme, tra preghiere ed urla di bambini, quando la domenica si suona e si canta alla S. Messa, quando si parla con Don Alberto, quando la nostra famiglia è riunita la sera nella recita del rosario. Nostro figlio, non addormentandosi più alla seconda decina di Ave Maria, talvolta lo recita con noi e ci ha proposto di suonare con la chitarra e fare piccoli canti tra un mistero e l’altro, proposta che abbiamo accolto con amore, ringraziando il Signore per questa grande grazia che è la preghiera in famiglia.

Questa è la nostra storia, speciale tra miliardi di altre storie rese speciali perché pregne della Sua presenza.

 

Nel salutarla, assicurando la nostra preghiera, ci  raccomandiamo ancora alle sue preghiere e a quelle del suo gruppo nella speranza che il Signore voglia donare anche a noi la grande grazia della salute a R. e della conversione alla nostra famiglia .

Un grande abbraccio nel Signore, S…..   R……  e  G…..